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Ernesto Cesàro (1859 - 1906)

A causa dei rovesci finanziari della sua famiglia ebbe una gioventù difficile, e studiò irregolarmente in Italia (a Napoli e a Roma), a Parigi e in Belgio (Liegi), dove fu molto apprezzato da Catalan. Tornato a Roma grazie ad un aiuto finanziario di Torre Annunziata – luogo d'origine della sua famiglia – nel 1886 ottenne, per concorso, la cattedra di analisi algebrica all'Università di Palermo, nonostante non avesse ancora la laurea, che gli fu poi conferita praticamente ad honorem, cioè senza esami. Nel 1891 passò all'Università di Napoli (per il calcolo infinitesimale) che, nel momento della tragica morte (morì in mare, nel tentativo di salvare un figlio in pericolo), si accingeva a lasciare per andare ad insegnare meccanica razionale a Bologna, "forse anche per sottrarsi ad un ambiente che gli aveva procurato non poche amarezze". (A. Perna, suo assistente) .

Cesàro fu uno dei più geniali matematici italiani dell'ultimo secolo. Ha spaziato con grande padronanza nei più svariati campi della matematica, lasciando, nonostante la prematura morte, oltre 250 lavori e alcuni notevoli trattati, che divennero rapidamente celebri. A proposito di quello di analisi algebrica, l'Hermite gli scrisse: " Vous avez trouvé le sécret de dépouiller la science des difficultés ... votre livre se lit sans aucun effort, mérite précieux, toujours rare, dont Gauss et Jacobi ont donné d'admirables exemples ...".

Oggi Cesàro è, forse, ricordato soprattutto per il suo classico metodo di sommazione delle serie. Tuttavia egli teneva forse di più alla sua opera di pioniere nel campo della geometria intrinseca nonchè in quello, ancora più importante, dell'aritmetica asintotica.

"A contatto dell'altrui pensiero, non si piegava a seguirne il corso; ma reagiva fortemente con nuove vedute, con nuove impostazioni, e, quindi, con procedimenti più semplici e più rapidi, con generalizzazioni più feconde di risultati". (A. Perna).

Fu socio dell'Accademia dei Lincei, di quella di Napoli, della Soc. Reale di Liegi ecc. In vita fu forse più apprezzato all'estero che in Italia, non appartenendo a "scuole" ed anche per certe angolosità del suo carattere.

Necrologio: Rend. Acc. Sci. Napoli, (3), 12, (1906), pp. 358-375 (P. Del pezzo); Bollettino uMi, (3), 11, (1956), pp. 457-466 (A. Perna).

Opere: in 3 voll., a cura dell'uMi.

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