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Giusto Bellavitis (1803 - 1880)

Giusto Bellavitis, figlio unico di Ernesto e Giovanna Navarini, nacque a Bassano, in provincia di Vicenza, il 22 novembre 1803. La famiglia Bellavitis, di cui si ha notizia fin dal 1520, è originaria del paese bergamasco di Pizzino in Val Taleggio; il capostipite fu un certo Vettore Campesan, che ebbe un nipote, Alvise, chiamato Bellaviti. Questo nome diventò il cognome dei discendenti, assumendo in seguito l'ortografia di Bellavitis. Fu una famiglia ricca e iscritta al consiglio nobile di Bassano ai tempi della Serenissima. Il nonno di Giusto, Paolo Bellavitis, fu al servizio di varie corti d'Europa, tra cui quella di Augusto III, re di Polonia, che gli conferì il titolo di conte. Questo titolo è una delle poche ricchezze che Paolo lasciò al figlio Ernesto, che, al momento della nascita di Giusto, date le condizioni disagiate della famiglia, dovette accettare il posto di ragioniere municipale a Bassano.

Giusto Bellavitis fu istruito in casa da alcuni precettori; il padre gli insegnò la matematica, ma fu praticamente un autodidatta. Volenteroso ed animato da un profondo desiderio di sapere, cercò di studiare ed approfondire soprattutto le scienze fisiche e matematiche, dedicandovi il tempo libero che gli lasciava il suo modesto impiego di cancellista comunale, ottenuto nel 1822 e conservato per più di vent'anni, fino al 1843. Il 1843 fu un anno importante nella vita di Bellavitis. Egli aveva già pubblicato una quarantina di lavori di fisica, chimica, e soprattutto di matematica, tra cui alcuni importanti sulle quantità immaginarie, sulla teoria delle figure inverse, sul nuovo metodo delle equipollenze da lui ideato; ma è nel 1843 che il suo valore di studioso e di matematico fu finalmente e ufficialmente riconosciuto: ottenne la cattedra di matematica e di meccanica al liceo di Vicenza. Nel 1843 sposò Maria Tavelli dalla quale ebbe un figlio cui diede il nome di suo padre: Ernesto. Rimase poco al liceo di Vicenza, poiché nel gennaio del 1845 l'Università di Padova gli conferì la laurea honoris causa di filosofia e matematica e lo nominò professore ordinario di geometria descrittiva, dal 1863 al 1867 ebbe anche l'incarico dell'insegnamento di fisica e direttore dell'annesso gabinetto. Nel 1867 la stessa università gli attribuì la cattedra di algebra complementare e geometria analitica, nel 1871 mutata in geometria superiore; nell’anno accademico 1866-67 fu rettore dell'università senza incarichi e supplenze.

Fu membro pensionato dell'Istituto Veneto dal 1840, essendone presidente nei bienni 1861-63 e 1863-65 membro, dal 1850, della Società Italiana delle scienze detta dei XL. Nel 1854 fu ascritto all'Accademia dei Lincei come corrispondente e nel 1879 ne divenne socio nazionale; fu collaboratore di molte altre accademie. Il governo austriaco lo promosse delegato Ispettore della Scuola Reale Superiore di Venezia dal 1855 al 1857 e, nel 1866, con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia fu eletto Senatore. Morì cadendo dalle scale nella sua villa di Tezze, presso Bassano, il 6 novembre 1880.

Oltre i numerosi manoscritti rimasti inediti, Giusto Bellavitis scrisse e pubblicò 223 memorie, senza contare i quindici articoli intitolati Riviste dei Giornali. Questi articoli, inseriti negli Atti dell'Istituto Veneto, ebbero come scopo di riassumere e far conoscere agli italiani i principali lavori matematici pubblicati in Europa ed in America, nonché di mostrare la generalità e la fecondità del suo metodo delle equipollenze, risolvendo nuovi problemi che gli venivano proposti o prendendo l'iniziativa di rispondere a innumerevoli questioni che molti matematici gli ponevano. La maggior parte delle opere di Bellavitis trattano di algebra e geometria. Anche la problematica dei numeri complessi trovò per lui legittimazione nella rappresentazione geometrica. Bellavitis partì da questa idea per creare il metodo delle equipollenze. Dopo alcune memorie, dal 1828 al 1831, sulle quantità immaginarie e il loro uso, pubblicò nel 1832 la Memoria sulla geometria derivata;, in cui troviamo già le basi del metodo, con il teorema generale, che permette di estendere le relazioni di distanza dei punti di una retta a quelli di un piano. Nelle memorie successive, soprattutto quelle del 1835, del 1837 e del 1843, cercò di perfezionare, svolgere e applicare il nuovo metodo per giungere alla sua esposizione metodica e completa nella memoria Esposizione del metodo delle equipollenze, pubblicata dalla Società dei Quaranta nel 1854. Questa Memoria, nel 1869, fu oggetto di ricerche da parte di J. Hoüel, tradotta in Francia da C. A. Laisant e in Cecoslovacchia da K. Zahradnik nel 1874. Le opere sull’argomento, posteriori al 1854, non aggiunsero nulla di nuovo al metodo, se non nel campo dell’applicazione, sulla storia delle sue origini, sulle relazioni con altri metodi, come quello dei Quaternioni di Hamilton (si veda il “Calcolo dei quaternioni dell’Hamilton e sue relazioni al metodo delle equipollenze, Memorie Società Italiana, Modena, 1858 ).

I contributi matematici di Bellavitis spaziano dalla risoluzione numerica delle equazioni alla decomposizione delle funzioni in frazioni semplici, dall’analisi combinatoria alla teoria dei numeri, dai determinanti alle funzioni in serie, agli integrali ellittici, alle equazioni differenziali, al calcolo delle probabilità, alle congruenze, alla classificazione delle curve del terzo ordine. Scrisse alcuni manuali didattici tra cui ricordiamo i principali “Lezioni di geometria descrittiva” del 1851 e “Elementi di geometria, Trigonometria e Geometria analitica” del 1862. Pubblicò lavori di chimica, fisica e meccanica talvolta frutto di accese discussioni coi suoi interlocutori scientifici, in particolare ricordiamo quelle sull’idraulica e sull’elettricità. Appassionato dello studio della stenografia ne apprezzava la parziale scientificità; studiò le caratteristiche che doveva avere una lingua universale e le pubblicò in una memoria del 1862. Ebbe sempre sottomano relazioni con numerose pubblicazioni italiane e straniere, con il “Giornale di Tortolini”, i “Comptes Rendus”, il “Journal di Crelle”, i “Nouvelles Annales de Mathématique”… e corrispose con numerosi matematici e scienziati dell’epoca: C. A. Laisant, L. Cremona, J. Hoüel, E. Beltrami, J. J. Sylvester, A. Genocchi, G. Piola, P. Tardy e molti altri. Molte carte appartenute a questo matematico sono conservate dall’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti; altre in biblioteche nelle città dove pervenivano le sue lettere.

(Giuseppe Canepa)

Riferimenti bibliografici:

  • G. Canepa, "Le carte Bellavitis", Le Scienze Matematiche nel Veneto dell’Ottocento, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1994, pp. 49-59
  • S. Casellato, L. Pigatto, Professori di materie scientifiche all’università di Padova nell’ottocento, Lint, Trieste, 1996, biografia pp. 288-293
  • E. D'Ovidio, "Biografia di Giusto Bellavitis", Memorie di matematica e di fisica della Società italiana delle scienze, serie 3ª, Tomo VI, Napoli, 1887
  • P. Freguglia, Dalle equipollenze ai sistemi lineari, Urbino, QuattroVenti, 1992
  • E. N. Legnazzi, Commemorazione del Conte Giusto Bellavitis, Padova, Prosperini

Opere di Giusto Bellavitis su Mathematica Italiana