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Eustachio Manfredi (1674 - 1739)

Eustachio Manfredi nacque a Bologna il 20 settembre 1674, figlio di Alfonso Manfredi, originario di Lugo e di Anna Maria Fiorini. Il suo primo maestro fu Tommaso Loli, ma ben presto fu affidato alle cure dei Gesuiti del Collegio di S. Lucia. Si dedicò poi agli studi filosofici, soprattutto grazie a Lelio Trionfetti ed a quelli giuridici. Il 29 aprile 1692, non ancora diciottenne, si laureò in utroque iure.

Appena sedicenne diede vita, nella sua casa, a periodiche riunioni cui partecipavano, insieme ai fratelli, Emilio (che entrerà novizio dai Gesuiti), Eraclito e Gabriele, che avevano interessi scientifici, gli amici più cari, come Vittorio Stancari, Matteo Bazzani, Pier Jacopo Martelli, Jacopo Sandri, e più tardi Giovan Battista Morgagni. Da queste riunioni, in cui si parlava dei più svariati temi filosofici, scientifici, letterari secondo determinate regole, nacque un’Accademia detta degli Inquieti, che nei primi anni ebbe la propria sede in casa Manfredi, per poi trasferirsi in quella del medico Jacopo Sandri. Fu questo il primo nucleo della futura Accademia delle Scienze di Bologna, e ad essa fin dal 1705 fornì un sostanziale aiuto Luigi Ferdinando Marsili, offrendo come sede il suo palazzo.

Manfredi, grazie a Domenico Guglielmini, aveva cominciato a maturare interessi matematici ed astronomici, e sempre Marsili, dal 1701, gli aveva permesso di creare un osservatorio astronomico, fornendo dapprima gli strumenti necessari per la sua fondazione ed arricchendolo successivamente delle collezioni che andava raccogliendo nel corso dei suoi numerosi viaggi.

Manfredi, a causa di sfortunate vicende occorse al padre, si trovò ben presto a dover provvedere a tutta la famiglia. Riuscì a farlo grazie a due impieghi: uno presso l’Archiginnasio, dove fin dal 26 febbraio 1699, gli fu concessa, benché non avesse una laurea in filosofia, la lettura di matematica che era stata di Guglielmini, l’altro di rettore presso il Collegio di Montalto, destinato agli studenti marchigiani. La laurea in filosofia gli fu concessa per motu proprio nel 1738, quando fu aggregato anche al Collegio dei filosofi.

Nel 1698 fondò a Bologna, con altre 11 persone una Colonia (Renia) dell’Accademia dell’Arcadia, sorta a Roma nel 1690, assumendo il nome di Aci Delpusiano. In essa Manfredi diede prova di una ricca vena letteraria e poetica. Fra le canzoni da lui composte si segnala Donna, negli occhi vostri, dedicata a Giulia Caterina Vandi, che avrebbe desiderato sposare, ma che però divenne monaca. Più che matematico Eustachio Manfredi fu prevalentemente astronomo, ed in questa sua attività fu coadiuvato da Vittorio Francesco Stancari. Riuscirono a fondare un osservatorio astronomico, con moderni strumenti grazie ai mezzi forniti dal generale Marsili ed alle informazioni tecniche ricevute da Giovanni Domenico Cassini e da suo nipote Giacomo Domenico Maraldi col quale Manfredi instaurò una proficua corrispondenza. Corrispondenza che stabilì anche con altri astronomi professionisti, fra di essi W.E. Muller, direttore dell’Osservatorio di Norimberga ed il padre gesuita Antonio Francesco Laval direttore dell’Osservatorio dei Gesuiti a Marsiglia ed alcuni astronomi per così dire più dilettanti, come il genovese Paris Maria Salvago. Della sua attività di astronomo, svolta inizialmente con Stancari, restano, oltre alle pubblicazioni, numerose testimonianze nei mss. dell’Archivio Antico del Dip. di astronomia dell’Università di Bologna (per la corrispondenza si può vedere la busta n. 36), le sue osservazioni più interessanti venivano riferite, grazie a Maraldi, anche nelle sedute dell’Accademia delle Scienze di Parigi. I rapporti amichevoli instaurati con gli astronomi parigini gli furono utili anche per pubblicare Ephemerides motuum coelestium ex anno 1715 in annum 1725 (Bologna 1715), per i cui calcoli (svolti con l’aiuto di allievi e delle sorelle) furono appunto impiegate alcune inedite tavole dei moti planetari di Cassini. Questo calcolo delle efemeridi fu continuato dai suoi successori, fino al 1844. Quando nel 1711 fu fondato l’Istituto dell’Accademia delle Scienze fu nominato professore di astronomia e responsabile della sua camera di astronomia e dall’anno seguente seguì la costruzione della Torre di Palazzo Poggi che avrebbe ospitato un Osservatorio astronomico più attrezzato di precisi strumenti di quello che fin dagli inizi del ‘700 gli aveva dato l’opportunità di realizzare il generale Marsili.

Nel 1705 ereditò un altro degli incarichi che erano stati di Guglielmini, quello di sopraintendente delle acque del Bolognese. Come esperto di idraulica fu spesso interpellato anche da altri stati, come ad esempio la repubblica di Lucca per una controversia sui confini col Granducato di Toscana, oppure dal Granducato stesso per la bonifica della Val di Chiana. Ma sicuramente i suoi impegni più pressanti derivavano dal cercare di mettere in sicurezza il territorio bolognese dalle piene del fiume Reno. Per questo dovette confrontarsi con altri matematici come ad esempio Giovanni Ceva, Romualdo Bertaglia, Domenico Corradi d’Austria, Bernardino Zendrini e per questo compilò numerose pubblicazioni (fra di esse Osservazioni .... intorno alla replica del Signor Giovanni Ceva sopra l’affare dell’introduzione del Reno nel Po, Roma, Stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1717; Dialoghi fra Giorgio, Maurelio e Petronio, ne’ quali s’esamina la Scrittura pubblicata in Ferrara col nome di Alberto Valdimagro intorno all’alzamento che produrrebbe nel Po l’immissione del Reno, Roma, Stamperia della Rev. Camera Apostolica, 1718 etc.) e cercò appoggi presso importanti istituzioni perché favorissero la causa dei Bolognesi, nei confronti sia dei veneziani, sia nei confronti degli stati fedeli all’Impero. Per esempio per avere l’appoggio dell’Accademia delle Scienze di Parigi compose una lunga memoria in francese Mémoire qui contient les raisons pour la jonction du Reno avec la rivière du Po, pubblicata nel 1719, memoria che, come gli comunicò l’amico Maraldi fu molto apprezzata, ma che non produsse un pubblico sostegno dell’Accademia parigina.

Sempre per curare gli interessi dei Bolognesi compì soggiorni a Venezia, ma soprattutto a Roma quando nel 1732-33, una volta ottenuto l’approvazione dell’Impero per il progetto prodotto dal Congresso di Pontelagoscuro si cercava di ottenere anche la definitiva approvazione di Papa Benedetto XIII.

Manfredi curò inoltre la pubblicazione dell’opera postuma dell'amico Stancari (Schedae mathematicae Bologna, 1713) e di Francesco Bianchini (Astronomicae ac geographicae observationes. Verona, 1737), che spesso aveva cercato di favorire gl’interessi dei Bolognesi alla corte papale.

Fra le sue pubblicazioni si ricordano De gnomone meridiano Bononiensi ad Divi Petronii, deque observationibus astronomicis eo instrumento ab eius constructione ad hoc tempus peractis [...], Bononiae, ex typ. Laelii a Vulpe, 1736, dove vengono riportate tutte le osservazioni fatte con quello strumento di cui si erano occupati anche Cassini e Guglielmini. Dopo la sua morte la tipografia Della Volpe pubblicò alcune sue opere rimaste inedite: Elementi della cronologia con diverse scritture appartenenti al Calendario Romano (1744); Istituzioni astronomiche (1749); Elementi della geometria piana e solida e della trigonometria (1755); Rime (1760).

Ottenne numerosi riconoscimenti per la sua competenza e per la vastità della sua produzione, come ad esempio l’aggregazione all’Accademia delle scienze di Parigi nel 1726, e alla Royal Society di Londra nel 1727.

Morì il 15 febbraio 1739, dopo una lunga malattia e dopo che in alcuni funzioni (soprattutto d’insegnamento) era stato supplito dall’allievo Eustachio Zanotti, figlio dell’amico Giovan Pietro Zanotti.

(Sandra Giuntini)

Bibliografia

  • Baiada Enrica-Braccesi Alessandro, Proseguendo sulla Specola di Bologna: dagli studi del Manfredi sull'aberrazione al Catalogo di stelle di Zanotti, «Giornale di Astronomia», 6 (1980), pp. 5-29.
  • Baldini Ugo, Due raccolte romane di lettere di Eustachio Manfredi alle p. 529-544 di (a cura di) Renzo Cremante - Walter Tega, Scienza e letteratura nella cultura italiana del Settecento, Bologna, Il Mulino, 1984.
  • Baldini Ugo, Dizionario biografico degli Italiani, vol. 68.
  • Bonoli Fabrizio-Gualandi Andrea, The search for stellar parallaxes and the discovery of the aberration of light : the observational proofs of the earth's revolution, Eustachio Manfredi, and the Bologna case, «Journal for the history of astronomy», 40 (2009), pp. 155-172.
  • Giuntini Sandra, Il carteggio fra i Cassini e Eustachio Manfredi (1699-1737), «Bollettino di storia delle scienze matematiche», 212, 2001, pp. 7-180.
  • Landra Paola, Ceva e Manfredi. Una polemica tra matematici del Settecento, Milano, Monografie di Eiris, 2009.
  • Zanotti Cavazzoni Giampietro, Vita di Eustachio Manfredi, Bologna, Stamperia di Lelio della Volpe, 1745.
  • Zanotti Francesco Maria, Elogio di Eustachio Manfredi alle pp. 87-100 del vol. VII delle Opere (Bologna, 1797).