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Giovanni Ceva (1647 - 1734)

Giovanni Ceva nacque a Milano, con ogni probabilità nel dicembre 1647, e morì a Mantova nel maggio 1734. Gli anni della sua formazione primaria furono spesi presso un collegio dell’ordine dei gesuiti, dove Ceva rivelò una precoce propensione verso le scienze. Si trasferì successivamente a Pisa, dove ebbe occasione di studiare sotto la guida di Donato Rossetti e Alessandro Marchetti, due allievi di Giovanni Alfonso Borelli. La frequentazione con ambienti di ispirazione galileiana ebbe un impatto notevole su Ceva, non solo dal punto di vista dottrinale e metodologico, ma indirettamente anche sulle sue vicende biografiche, dal momento che proprio l’intensificarsi dell’interesse verso questioni fisiche e sperimentali fu all’origine della sua chiamata a Mantova, dove assunse il ruolo di funzionario del governo ducale deputato ad affrontare una varietà di questioni tecniche, restandovi fino alla morte. La prima opera di Ceva è probabilmente anche la più nota: si tratta del De lineis rectis se invicem secantibus statica constructio, pubblicato a Milano nel 1678 con dedica al duca di Mantova Ferdinando Carlo Gonzaga. Il trattato, impostato metodologicamente secondo canoni tradizionali (con un prevalere della geometria classica, rispetto ai più recenti sviluppi della disciplina con l’ausilio di strumenti analitici) verte sullo studio di problemi geometrici a partire dal punto di vista della statica e della determinazione dei baricentri. Il primo a riconoscere a Ceva l’importanza dei suoi risultati fu Chasles: ciò vale in particolare per il teorema (prima attribuito a J. Bernoulli) secondo cui, dati un triangolo e un punto (interno o esterno al triangolo), se dai vertici del triangolo si fanno passare tre rette per quel punto, esse determinano sui lati del triangolo (o sui loro prolungamenti, se il punto è scelto all’esterno del triangolo) sei segmenti tali che il prodotto di tre non aventi termini comuni è uguale al prodotto degli altri tre. Come già detto, l’interesse di Ceva per gli aspetti fisico-tecnici, già visibile nella concezione che sottende al De lineis, diventa preponderante, quattro anni più tardi, negli Opuscula mathematica de potentiis obliquis, de pendulis, de vasis et de fluminibus, pubblicati a Milano nel 1682. Questa seconda opera, che verte intorno a svariate questioni di geometria e idrodinamica segna dunque un deciso passaggio a problemi applicati. Parallelamente al progredire della carriera di Ceva come funzionario al servizio della corte gonzaghesca, si accentuò anche il suo interesse per questioni di natura più schiettamente tecnico-amministrativa con la pubblicazione, ad esempio, di un trattato dal titolo De re numaria quoad fieri potuit geometrice tractata, Mantova 1711, in cui l’autore si poneva problemi legati al funzionamento di un certo tipo di sistema monetario. Ciò non significò tuttavia una perdita di interesse verso i problemi che erano stati da sempre al centro della sua attività scientifica. Ceva tornò ancora nel il suo ultimo lavoro, l'Opus hydrostaticum (Mantova 1728), su problemi di idraulica. Ceva morì nel corso di un epidemia scoppiata nel 1734 mentre l’area intorno alla città di Mantova era occupata dai franco-piemontesi.

Riferimenti bibliografici:

  • Dizionario biografico degli italiani, Roma, 1980, vol. 24, s.v. ‘Ceva, Giovanni’, pp. 316-319
  • L. Cremona, "Intorno ad un’operetta di Giovanni Ceva, matematico milanese", Riv. ginnasiale e delle scuole tecniche e reali, 6, (1859), pp. 191-206
  • M. Chasles, Aperçu historique sur l’origine et le développement des méthodes en géométrie, Paris, 1875, pp. 294-296
  • G. Loria, "Per la biografia di Giovanni Ceva", Rendic. del R. Ist. Lomb. di scienze e lett., s. 2, 48 (1915), pp. 450-452
  • L. Conte, "Il teorema di Ceva", Archimede, 17 (1965), I, pp. 49-52
  • E. Masé-Dari, Un precursore della econometria. Il saggio di Giovanni Ceva ‘De re numaria’, edito in Mantova nel 1711, Modena, 1935