Centro di Ricerca Matematica Ennio De Giorgi
Il Progetto
Testi Disponibili
Link

Cerca nel sito
Matematica Italiana
siete in: home > onomasticon > Egnatio Danti

Egnatio Danti (1536 - 1586)

Egnatio Danti (altrimenti noto anche con il nome di Ignazio) nacque a Perugia il 29 aprile 1536 e morì ad Alatri il 19 ottobre 1586. Il suo nome di battesimo era Pellegrino Rainaldi Danti: acquisì infatti il nome Egnatio solo al momento del suo ingresso nell’Ordine domenicano, di cui entrò a far parte nel 1555. Della sua famiglia facevano parte importanti artisti, versati nell’oreficeria, nella scultura e nell’architettura. L’eccezionale talento del nonno Pier Vincenzo era valso alla famiglia il soprannome ‘Danti’, per assimilarlo in talento a Dante Alighieri. Danti fu avviato nella sua formazione e introdotto allo studio delle scienze principalmente da tre familiari: il padre Giulio, da cui apprese il disegno e lo studio degli strumenti di misurazione; il summenzionato nonno Pier Vincenzo, che gli insegnò come costruire vari strumenti meccanici; e la zia Teodora, studiosa d'astronomia, che lo istruì nella matematica e nella geometria. Durante i primi anni della sua giovinezza lavorò presso la bottega di orafo del padre, nella quale affinò le sue conoscenze di meccanica e di disegno, perfezionando altresì le sue abilità nella costruzione di strumenti di vario tipo. Come ricordato, il 7 marzo 1555 entrò nell’Ordine domenicano e cambiò il proprio nome in Egnatio. In convento proseguì gli studi in filosofia e teologia, ma coltivò soprattutto un approfondito interesse verso la matematica, l’astronomia e la cartografia. Nel 1562 venne chiamato da Cosimo I a Firenze, presso la corte dei Medici, per insegnare matematica e discipline scientifiche ai figli e per eseguire cinquantatré dipinti cartografici, che rappresentassero le regioni del mondo allora conosciuto, sui pannelli della Sala delle Carte di Palazzo Vecchio. Nel 1566 Papa Pio V lo chiamò a realizzare la costruzione del convento domenicano e dell’annessa chiesa di S. Croce a Bosco Marengo (Alessandria), città natale del papa. Tornato a Firenze, Cosimo I lo indicò come insegnante per la cattedra di matematica a Pisa a partire dal novembre 1571 e, sempre in quell'anno, chiese per lui all'ordine dei Domenicani il permesso di risiedere presso il convento di S. Maria Novella a Firenze. Nel 1572 costruì per la facciata della chiesa annessa al convento un quadrante marmoreo con otto orologi solari, cui aggiunse nel 1574 un'armilla equinoziale, per determinare esattamente l'equinozio primaverile e misurare con precisione l'anno astronomico. Grazie ai suoi calcoli, Danti rilevò un errore di 11 giorni nel calendario: l'equinozio di primavera, infatti, cadeva l'11 marzo, e non il 22. Da quel momento egli diventò una figura di riferimento importante per la riforma del calendario elaborata e introdotta nel 1582 dal gruppo di studiosi guidati da Clavio e nota con il nome di ‘calendario gregoriano’. Alla morte di Cosimo nell’aprile del 1574, il figlio Francesco divenne il secondo granduca di Toscana, e presto decise di liberarsi del proprio insegnante di matematica. Nel gennaio del 1576 Danti fu costretto abbandonare la Toscana in brevissimo tempo, e lasciò così Firenze per trasferirsi a Bologna. Il progetto, che andava ideando, per la realizzazione di un collegamento di Firenze coi mari Tirreno e Adriatico tramite un canale con chiuse, laghi artificiali e perforazioni sotto l'Appennino fu definitivamente abbandonato. Inoltre, a Firenze il Danti lasciò molti dei suoi strumenti: due astrolabi, costruiti per Cosimo I e per il cardinale Ferdinando, che si trovano ancora oggi presso l'Istituto e Museo di Storia della Scienza; mappamondi di varie grandezze e il suo primo anemoscopio verticale, custodito nella Villa delle Rose. Il 28 novembre 1576, a Bologna, ottenne come incarico per i successivi quattro anni la cattedra di matematica per le classes pomeridianae. Nel 1577 Giovanni Pietro Ghislieri, Governatore della Romagna, gli commissionò la redazione della corografia della regione perugina e della stessa città di Perugia; Danti accettò l’incarico, che non lo portava fuori da Bologna per periodi troppo lunghi consentendogli così di mantenere il suo lavoro di insegnante presso l’Università. Nel 1580, su richiesta di papa Gregorio XIII, si recò a Roma come cosmografo e matematico pontificio per collaborare alla riforma del calendario e per progettare la decorazione di una galleria, lunga circa centoventi metri, posta nel braccio occidentale del Belvedere Vaticano, detta successivamente Galleria delle Carte geografiche. Per la Galleria, oggi parte dei Musei Vaticani, Danti disegnò i cartoni delle quaranta carte geografiche rappresentanti regioni, città e possedimenti italiani, che vennero affrescate, tra il 1580 e il 1585, da vari pittori tra cui figura Antonio Danti, fratello di Egnatio. L’11 novembre del 1583 Papa Gregorio XIII consacrò il Danti vescovo di Alatri. Quando gli venne conferita la nomina, egli stava collaborando con Giovanni Fontana alla riparazione del porto di Claudio presso Fiumicino e nel 1586 fu da questi richiamato per sovrintendere alle opere di traslazione dell'obelisco vaticano, che doveva risultare in asse con la basilica: utilizzandolo come uno gnomone segnò alla sua base solstizi, equinozi e la rosa dei venti. Sulla via del ritorno ad Alatri si ammalò di polmonite e il 19 ottobre 1586 morì: fu sepolto nella cappella della Madonna del Suffragio, nella chiesa di S. Paolo in Alatri. Un suo ritratto appare nel monumento a Gregorio XIII in S. Pietro al Vaticano.

Tra le sue opere si ricordano la revisione, pubblicata a Firenze nel 1571, di una traduzione condotta dal nonno Piervincenzo Danti della Sfera di Giovanni Sacrobosco; la traduzione in italiano di uno dei trattati di ottica di Euclide, dal titolo La prospettiva di Euclide tradotta e commentata dal R. P. M. Egnatio Danti Cosmografo del serenissimo Gran Duca di Toscana. Insieme con la prospettiva di Eliodoro Larisseo cavata dalla Libreria Vaticana e tradotta dal medesimo, nuovamente data in luce, Firenze 1573; un compendio delle conoscenze matematiche, contenente anche un sunto dei quindici libri (andati tutti perduti tranne il primo) del fratello Vincenzo dal titolo Le scienze matematiche ridotte in tavole dal Rev. P. Maestro Egnatio Danti pubblico professore di esse nello Studio di Bologna, Bologna 1577; infine Le due regole della prospettiva pratica di m. Iacomo Barozzi da Vignola, con i commentari del maestro Egnatio Danti che risulta essere forse il libro più interessante pubblicato dal Danti non solo per l’amplissima diffusione che ebbe (otto edizioni entro il 1700, e numerose altre anche in seguito) ma anche per il felice connubio di competenze dei due autori (anche se realizzatasi parzialmente dopo la morte del Barozzi, pittore architetto esperto di matematica, che era già morto quando Danti iniziò il proprio commento) nonché per il fatto di contenere, accanto a numerose altre novità, una chiarissima esposizione delle regole d’uso dei punti di distanza. L’introduzione dell’opera riporta anche una breve ma vivida descrizione della storia della prospettiva dai Greci a Daniele Barbaro.

(Seminario di logica permanente)

Riferimenti bibliografici:

  • M. L. Righini-Bonelli, Biography in Dictionary of Scientific Biography, New York, 1970-1990
  • J. Del Badia, Egnazio Danti. Cosmografo e matematico e le sue opere in Firenze, Firenze, 1898
  • J. V. Field, The invention of infinity: Mathematics and art in the Renaissance, Oxford, 1997
  • M. Kemp, The science of art, New Haven, 1992
  • T. Frangenberg, "Egnatio Danti's optics. Cinquecento Aristotelianism and the medieval tradition", Nuncius Ann. Storia Sci., 3, (1) (1988), pp. 3-38
  • M. L. Ringhini-Bonelli and T. Settle, "Egnatio Danti's great astronomical quadrant", Annali dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza, 4, (1979), pp. 3-13