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Evangelista Torricelli (1608 - 1647)

Roma, 15 ottobre 1608 – Firenze, 25 ottobre 1647

Evangelista Torricelli nasce il 15 Ottobre 1608 a Roma e non a Faenza, come ritenuto per molto tempo (cf. Bertoni 1987). Studia presso i gesuiti e, probabilmente dopo il 1626, entra in contatto con Benedetto Castelli, professore alla Sapienza. Ne diviene segretario e, durante le sue assenze, lo sostituisce all'Università. Incaricato da questi, scrive l'11 settembre 1632 un'entusiastica lettera a Galilei dichiarandosi copernicano e interessato all'astronomia e alla matematica (dopo la condanna di Galilei, Torricelli negherà, almeno ufficialmente, ogni suo interesse per l'astronomia). Ma, dal 1632 al 1641 lo troviamo segretario di Giovanni Ciampoli in giro per l'Umbria. Nel 1641, quando ritorna a Roma, ha già completato molta dell'opera che apparirà nel 1644 come Opera geometrica. Castelli ne è entusiasta e così pure Galilei che lo invita a collaborare con lui ad Arcetri. Il 27 aprile 1641 Torricelli esprime tutta la propria riconoscenza accettando l'invito, ma, stando alle memorie dell'assistente di Galilei, Vincenzo Viviani, arriva ad Arcetri solo il 10 ottobre 1641: resteranno pochi mesi per i colloqui tra Galilei, Viviani e Torricelli; nel novembre 1641 le condizioni di salute di Galilei peggiorano ed egli muore nella notte tra l'8 e il 9 gennaio 1642. Quando forse Torricelli si preparava a tornare a Roma, dietro segnalazione di Andrea Arrighetti --- discepolo del Castelli e di lì a poco senatore del granducato, e a cui Galilei aveva tessuto le lodi di Torricelli --- il granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici nomina Torricelli successore di Galilei nella dignità di `Matematico del Granduca' (ma non di filosofo). Oltre alla stima di Galilei e ai buoni uffici dell'Arrighetti, furono probabilmente determinanti fattori di carattere politico: la nomina di Torricelli evitava possibili pressioni da parte del Santo Uffizio per un ritorno all'ortodossia e dall'altra, considerato che Torricelli era uno dei più accreditati discepoli e non era coinvolto nella vicenda processuale galileiana, non dava alle autorità ecclesiastiche motivi di riprovazione. La sua nomina viene accolta con entusiasmo da tutti, Torricelli conserva ottimi rapporti con Vincenzo Viviani, che viene preso sotto la sua protezione, con i compagni di Roma, Antonio Nardi, Raffaello Magiotti e Michelangelo Ricci, partecipa attivamente alla vita culturale e sociale di Firenze (allora viva) --- viene eletto all'Accademia della Crusca, dove dà un saggio di volgare scientifico parlando della caduta dei gravi, della percossa, della leggerezza e del vento. Qui si trova l'ipotesi che i venti siano generati dalla differenza di pressione in luoghi diversi sulla Terra, e all'Accademia dei Percossi, dedita alle cene, alle declamazioni dotte e buffe, e agli intrattenimenti musicali e teatrali ---, infine, a partire dalla metà del 1643 intraprende contatti con i colleghi francesi, Jean-Francois Nicéron, Pierre de Carcavy, Francois du Verdus, Marin Mersenne e Gilles de Roberval. Tra il 1643 e il 1647 si occuperà di geometria e di moto, ma anche della costruzione di lenti e degli esperimenti e della teoria relativi al vuoto ed alla pressione atmosferica.

Di salute non ferrea, malgrado la giovane età il 5 ottobre 1647 si ammala seriamente e il 25 ottobre, a soli 39 anni, muore.

Riferimenti bibliografici

G. Bertoni, La faentinità di Evangelista Torricelli e il suo vero luogo di nascita, Torricelliana 38 (1987), pp.85-94.

P. Galluzzi, M. Torrini (a cura di), Le opere dei discepoli di Galileo Galilei. Giunti-Barbera, Firenze, 1975.

M. Giaquinta, La forma delle cose. Idee e metodi matematica tra storia e filosofia. I. Da Talete a Galileo e un po' oltre. Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2010.

E. Torricelli, Opere di Evangelista Torricelli. Montanari-Lega, Faenza, 1919-1944. A cura di G. Loria e G. Vassura, in 4 volumi.

E. Torricelli, Opere di Evangelista Torricelli. Utet, Torino, 1975. A cura di L. Belloni.

F. Toscano, L'erede di Galileo. Vita breve e mirabile di Evangelista Torricelli. Sironi, Milano, 2008.

(Mariano Giaquinta)