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Marino Ghetaldi (1568 - 1626)

Marino Ghetaldi (Marinus Ghetaldus in latino, Marin Getaldić in croato) nacque il 2 ottobre 1568 a Ragusa di Dalmazia (oggi Dubrovnik, Croazia) e morì nella stessa città l’11 aprile 1626. Nonostante Ragusa in quel periodo fosse una repubblica marinara indipendente, Ghetaldi viene considerato italiano, in quanto la sua famiglia, un'antica casata di discendenza aristocratica, era originaria di Taranto. L’alto lignaggio della sua famiglia lo rende un personaggio peculiare all’interno della comunità scientifica: infatti, fu un esponente di spicco nei circoli culturali dell’epoca nonostante non fosse avesse ottenuto un titolo accademico; la sua indipendenza economica gli permise di studiare matematica senza aver bisogno di un mentore. Trascorse l'infanzia e la giovinezza a Ragusa, dove studiò prima presso i francescani, poi al Liceo, dove imparò anche il greco e il latino. Dal 1586 ricoprì diversi incarichi municipali: entrò nel Maggior Consiglio, l’organo legislativo della Repubblica; fu capitano nella penisola del Sabbioncello, anche se fu più volte punito per mancato rispetto del dovere; più tardi venne impiegato nell’ufficio per gli armamenti, da cui passò a quello per l’acquisto del sale sulla Narenta. Parallelamente proseguì gli studi matematici, e frequentò cenacoli umanistici, di cui fece parte anche l’amico etnologo Marino Gozze. Nel 1597, avendo ereditato una considerevole somma da un ricco gentiluomo londinese, intraprese un viaggio durato sei anni per l’Europa con Gozze; poté così frequentare circoli intellettuali e aristocratici, coltivando numerose amicizie e guadagnandosi il favore e la protezione di influenti famiglie che lo aiutarono nella pubblicazione dei suoi scritti. Il viaggio lo portò dapprima a Roma, dove seguì le lezioni di Cristoforo Clavio e conobbe i suoi allievi Christoph Grienberger e Paul Guldin; su ripetute sollecitazioni ricevute negli ambienti romani scrisse il Promotus Archimedes, un testo che trattava di fisica e conteneva un'accurata tavola dei pesi specifici dei solidi e dei liquidi calcolata grazie a una sorta di scala idrostatica; lo scritto venne pubblicato in seguito, nel 1603. Nel suo secondo lavoro, Nonnullae propositiones de parabola, dedicato al maestro Clavio, Ghetaldi studiò le parabole ottenute dalle sezioni coniche. Si trasferì successivamente ad Anversa, dove fu allievo di Michel Coignet, e ben presto divenne uno scienziato famoso, tanto che gli fu offerta la cattedra di matematica all'Università di Lovanio, allora una delle più prestigiose al mondo. Ghetaldi tuttavia non accettò e proseguì il viaggio per Parigi, dove entrò in amicizia con François Viète che allora lavorava alla ricostruzione dell’opera perduta di Apollonio; Ghetaldi collaborò con Viète al progetto, servendosi della descrizione del contenuto fatta da Pappo di Alessandria. Riprese inoltre il metodo del collega, prefezionandolo e moltiplicandone le applicazioni. Viète permise a Ghetaldi di supervisionare la pubblicazione del De potestatum resolutione intorno al 1600. Sul suo soggiorno biennale in Inghilterra, che seguì al periodo parigino, le notizie sono scarse. Ghetaldi si recò successivamente a Padova, dove strinse amicizia con Paolo Sarpi e incontrò Galileo, con il quale mantenne anche successivamente una corrispondenza. Del periodo trascorso viaggiando per l’Europa Ghetaldi dà un vivido resoconto nell’opuscolo Variorum problematum collectio, pubblicato nel 1607: “Viaggiammo insieme ne la Germania sud e nord, due anni ci fermammo in Inghilterra, nessun angolo di Francia ci rimase ignoto, attraversammo tutta l’Italia”.

L’opuscolo è però soprattutto importante perché offre la soluzione di 42 problemi geometrici, dai cui metodi risolutivi si intuisce che Ghetaldi stava applicando l’algebra alla geometria; la formalizzazione della geometria analitica introdotta da Descartes seguì pochi anni più tardi. L’attività di Ghetaldi fu in seguito apprezzata da personaggi di primo piano nel panorama scientifico europeo come Christiaan Huygens e Edmond Halley. Ritornato nella città natale dopo alterne vicende (dovette fuggire da Roma per difficoltà con la giustizia sorte in concomitanza con una sua possibile nomina ad accademico dei Lincei), assunse diverse funzioni comunali. Nel 1604 le autorità di Ragusa gli commissionarono la costruzione di Pozvizd, la torre più alta e strategicamente importante del sistema di fortificazione di Stagno, dove in quel periodo imperversava un’epidemia di malaria. Ghetaldi se ne ammalò, tornò a Ragusa, rimase fermo a lungo, e quando si riebbe fu inviato come ambasciatore del Senato della Repubblica di Ragusa a Costantinopoli. Ragusa dovette essere per Ghetaldi un ambiente angusto, stando a ciò che emerge da alcuni scambi coi suoi corrispondenti Clavio, Grienberger, Galilei e Guldin. Nonostante ciò, egli comunque riuscì a produrvi importanti risultati. Nel 1608 costruì un laboratorio, detto “Grotta di Bete” (suo soprannome), in cui condusse diversi esperimenti sugli specchi ustori, alcuni dei quali egli stesso progettò e costruì per la città di Ragusa a scopo difensivo. Costruì uno specchio parabolico di 66 cm di diametro oggi custodito presso il Museo Nazionale Marittimo di Londra, e probabilmente anche un telescopio a rifrazione che anticiperebbe l’invenzione di Newton. Lo spirito avventuroso di Ghetaldi non si riflette nel suo carattere: Paolo Sarpi lo descrisse come “angelo di costumi, demonio in matematica”. A Ragusa Ghetaldi sposò Anica Sorkocevic, che morì dando alla luce la loro terza figlia, episodio questo che sembra averlo profondamente provato. La morte lo colse il 7 aprile 1626 in un periodo di intensa attività: lo studio dei triangoli lo aveva ispirato nell’ideazione di un metodo per determinare il diametro della terra, ma non ebbe il tempo di effettuare i calcoli che gli avrebbero permesso di convalidare la sua teoria. Pietro Benessa, suo illustre concittadino ragusano, era riuscito a farlo dichiarare presidente a Roma dell'artiglieria e degli impieghi militari in cui si faceva uso della matematica, ma Ghetaldi non riuscì a partire. Dopo la sua morte lo stesso Benessa, a spese del cardinal Barberini, sollecitato dalle figlie di Ghetaldi, pubblicò nel 1630 il suo lavoro più importante De resolutione et compositione mathematica che contiene i primi cenni sui principi della geometria analitica. Inoltre, Ghetaldi stava contemporaneamente lavorando anche a due scritti De speculo ustorio e De iride, che non furono mai ultimati né pubblicati. Gli studi di Ghetaldi ebbero un’influenza notevole e variegata. La scala idrostatica descritta nel Promotus Archimedes venne ripresa dal tedesco Kaspar Schott nel suo lavoro Magia universalis del 1658, mentre i suoi teoremi ed esperimenti vennero ripresi, talora letteralmente, nell’opera postuma dell’inglese William Oughtred Opuscula mathematica. La ricostruzione effettuata da Ghetaldi del lavoro di Apollonio fu tradotta in linguaggio simbolico dal francese Pierre Hérigone nel suo lavoro Cursus mathematicus del 1634. Questa stessa ricostruzione ebbe un’eco anche nel diciottesimo secolo nel lavoro di tre scienziati inglesi: John Lawson, Samuel Horsley e Reuben Burrow. Il lavoro principale di Ghetaldi, De resolutione et compositione mathematica, nonostante il suo carattere altamente innovativo dal punto di vista dei metodi impiegati, passò invece sfortunatamente e misteriosamente inosservato.

(Seminario di Logica Permanente)

Riferimenti bibliografici:

  • A. Brigaglia and P. Nastasi, "Apollonian reconstructions in Viète and Ghetaldi" (Italian), Boll. Storia Sci. Mat., 6, (1), (1986), pp. 83-133
  • A. Favaro, Marino Ghetaldi, in Amici e corrispondenti di Galileo Galilei, vol. 2, Firenze, 1983, pp. 911-934
  • L. Maierù, "Marino Ghetaldi's Nonnullae propositiones de parabola" (Italian), Arch. Hist. Exact Sci., 40, (3), (1989), pp. 207-245
  • P. D. Napolitani, "The geometrization of physical reality : specific gravity in Ghetaldi and Galileo" (Italian), Boll. Storia Sci. Mat., 8, (2) (1988), pp. 139-237
  • H. Wieleitner, "Marino Ghetaldi", Bibliotheca mathematica, 133, (1912-13), pp. 242-247

Opere di Marino Ghetaldi su Mathematica Italiana