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Cristoforo Clavio (1537 - 1612)

Cristoforo Clavio (Christophorus Clavius) nacque a Bamberga, in Franconia, il 25 marzo 1537, e morì a Roma il 12 febbraio 1612. Il suo cognome alla nascita non è noto: una tradizionale ipotesi, seppure mai confermata, è che esso debba essere stato Clau, Klau o ancora Schlussel (‘chiave’ in tedesco, ‘clavis’ in latino, da cui Clavius). Nonostante la Germania fosse in piena riforma Protestante, la Franconia era una regione ancora fermamente radicata nella professione del cattolicesimo romano fedele al papa. Nel 1555 Clavio entrò nell’ordine dei Gesuiti e si trasferì a Roma; l'anno successivo fu mandato a Coimbra, per studiare al collegio gesuita da poco fondato. Sin da subito Clavio mostrò particolari abilità in matematica e astronomia. Il 21 agosto 1560 egli assistette ad un'eclissi solare completa (più tardi descritta nel lavoro In sphaeram Ioannis de Sacro Bosco Commentarius del 1593), da cui rimase tanto affascinato da convincersi a dedicare la vita allo studio della matematica e dell'astronomia. Subito dopo, quello stesso anno, si trasferì nuovamente a Roma, per studiare teologia al Collegio Romano dei Gesuiti, dove prese gli ordini sacerdotali nel 1564, cominciando subito dopo a insegnare matematica. Mantenne questa posizione fino alla fine della sua vita, eccettuati due brevi periodi nel 1596 e 1597, in cui si recò prima a Napoli, poi in Spagna. Il 9 aprile 1567 Clavio assistette alla seconda eclissi della sua vita, anche questa descritta nell’In sphaeram Ioannis de Sacro Bosco Commentarius. Il lavoro per cui Clavio è più conosciuto è la riforma del calendario Giuliano introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.c.: quel sistema di calcolo aveva prodotto in circa 1600 anni di utilizzo un continuo slittamento della data degli equinozi, tanto che non coincidevano più con le date loro assegnate del 21 marzo e 21 settembre. Il problema era particolarmente sentito dalla Chiesa perchè la data della Pasqua veniva calcolata a partire da quella dell'equinozio primaverile. Per questa ragione, nel 1579 fu istituita una commissione di esperti matematici, di cui Clavio costituiva il membro più autorevole, allo scopo di elaborare un nuovo sistema di calcolo delle date che correggesse l’errore di quello tradizionale. La commissione presieduta da Clavio suggerì che il 4 ottobre 1582 venisse seguito dal 15 ottobre 1582; inoltre, stabilì che dovessero essere considerati anni bisestili soltanto quelli esattamente divisibili per quattro, con la condizione che le date terminanti con un doppio zero sarebbero state bisestili solo se divisibili per quattrocento (in base a tale criterio, ad esempio, l’anno 2000 è stato un anno bisestile, mentre l’anno 2100 non lo sarà). Queste regole, introdotte a partire dal 1582 durante il pontificato di papa Gregorio XIII (da cui il nome ‘calendario gregoriano’), sono precise al punto da non dover richiedere mutazioni per ancora qualche centinaio d'anni, e sono tuttora in uso. Per giustificare la riforma del calendario, e per difendersi dalle critiche mossegli da Viète e dalla gente di Francoforte, che si era rivoltata contro il Papa, Clavio scrisse nel 1595 il Novi calendarii romani apologia. Importante fu anche il rapporto di Clavio con Galileo. Questi si conobbero quando lo scienziato pisano visitò Roma nel 1587, e iniziarono a interloquire di matematica attraverso uno scambio epistolare. Proprio a Clavio, tra gli altri, fu chiesto dal cardinal Roberto Bellarmino un giudizio sul rivoluzionario testo che Galileo pubblicò nel 1610 con il titolo di Sidereus Nuncius. Non appena gli venne fornito un telescopio sufficientemente buono, Clavio cominciò a verificare l'esattezza delle osservazioni di Galileo, dandogli piena ragione alla fine del 1610. Si rese anche conto che queste erano in contrasto con la tradizionale teoria aristotelico-tolemaica, che egli aveva canonicamente adottato per tutta la vita. Per questo, nella ultima edizione dell'In sphaeram Ioannis de Sacro Bosco Commentarius, aggiunse una richiesta agli astronomi: che la teoria tolemaica fosse adattata in modo da accordarsi con ciò che era stato osservato da Galileo. Clavio si rifiutava infatti di accettare il copernicanesimo. Nel corso della sua carriera, Clavio non produsse risultati particolarmente originali in matematica, ma la sua figura fu ugualmente fondamentale poiché fu un autorevole promotore dello studio della disciplina. In particolare, si ricordano, tra i suoi testi, la versione degli Elementi di Euclide, del 1574, e l’Algebra, del 1608, oltre al summenzionato commento al lavoro di Sacrobosco. Tali testi furono molto studiati dalle generazioni successive, e vennero usati anche da Descartes e Leibniz.

(Seminario di logica permanente)

Riferimenti bibliografici:

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