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Carlo Pucci (1925 - 2003)

Firenze, 3 agosto 1925 - ivi, 10 gennaio 2003.

Pucci fu uno dei matematici della generazione che, formatasi alla fine della dittatura, pilotò la disciplina nel difficile compito di farla uscire dall'isolamento in cui il fascismo l'aveva precipitata. La sua passione civile datava dagli anni della giovinezza e l'antifascismo l'aveva respirato in casa. Pucci era infatti nipote di Ernesto Rossi, uno degli elementi più attivi dell’antifascismo fiorentino, che con Salvemini ed i fratelli Rosselli aveva pubblicato il foglio clandestino ‘Non mollare’ e aveva poi dato vita con Parri al movimento di Giustizia e Libertà.

"La lettura delle lettere che settimanalmente Ernesto scriveva a mia madre", ricorda Pucci in una intervista, "ha avuto grande influenza su di me. Ernesto influenzò anche la mia decisione di laurearmi in matematica. Egli mi esortava allo studio della matematica sperando che essa avrebbe potuto portarmi anche allo studio dell’economia politica con strumenti matematici”.

L’influenza decisiva di Ernesto Rossi si accompagnò a quella di Eugenio Garin, che Pucci ebbe come professore al liceo e gli ispirò una duratura passione per la filosofia.

“La matematica e la filosofia erano le mie materie preferite, in particolare la filosofia, che avrei desiderato proseguire, ma ciò non era possibile per legge”.

Quando era studente di ginnasio, infatti, ci fu l’annuncio (1939) della riforma Bottai che “prevedeva la possibilità di accesso alle facoltà scientifiche solo per coloro che provenivano dai licei scientifici e viceversa per le facoltà umanistiche. In effetti, la riforma fu poi meno rivoluzionaria di quanto era stato inizialmente annunciato”. Tuttavia la madre, che aveva deciso che doveva diventare un ingegnere, gli fece fare l’esame di ammissione al liceo scientifico dove, ricordava Pucci, “ebbi la fortuna” di avere Garin come professore. Nel 1943, quando era studente di ingegneria a Firenze, ci fu il richiamo alle armi della sua classe da parte del restaurato regime fascista. Pucci non si presentò e, “essendovi stati controlli all’ingresso dell’università”, cessò di frequentarla. Dopo la liberazione di Firenze Pucci iniziò un’intensa attività politica, seguendo Ernesto Rossi come suo “segretario” e partecipando alla lotta di liberazione come volontario a fianco degli anglo-americani. Dopo la fine della guerra, Pucci ritornò agli studi e si iscrisse a matematica.

La sua carriera di matematico iniziò con una borsa di studio presso l’Istituto di Alta Matematica, cui fece seguito un periodo di studi negli Stati Uniti. Fu un’esperienza non solo formativa sul piano scientifico, ma anche fonte di ispirazione di iniziative da lui create in seguito, come la scuola Matematica interuniversitaria, che annualmente forniva a oltre un centinaio di neolaureati corsi tenuti da professori stranieri internazionalmente noti. Professore di analisi prima a Catania, poi a Genova e infine a Firenze, a partire dai primi anni ‘60 Carlo Pucci ha svolto un’intensissima attività politica e organizzativa nel campo della ricerca matematica e scientifica. Socio dell'uMi dal 1949, ne è stato presidente dal 1976 al 1981 e presidente onorario dal 1995. Ancor prima, Pucci era stato anche presidente del Comitato matematico del CNR, all'epoca in cui un altro matematico, Alessandro Faedo (1914-2001), era presidente dell'Ente, e animatore di vari organismi che negli anni '70 avevano promosso una grande inchiesta sulla scuola italiana (COassi, Comitato di coordinamento delle organizzazioni scientifiche italiane). Tra i risultati della sua attività al CNR Pucci amava ricordare la creazione dei gruppi di ricerca e, soprattutto, lo sviluppo di un sistema di borse di studio per giovani da attribuire sulla base di un concorso nazionale. Le sue doti di grande organizzatore scientifico furono messe a frutto negli anni (1986-1995) in cui fu presidente dell'Istituto Nazionale di alta Matematica, un decennio che vide un forte rilancio dell'istituto.