Caronìa (Messina), 13 maggio 1887; è morto in guerra, sull'Isonzo, il 21 agosto 1915.
Ufficiale di carriera del Genio (dal 1900) nel 1903, si laureò in matematica all'Università di Messina, dove fu alunno di Bagnera e di Marcolongo. Dopo un anno di perfezionamento a Pisa, divenne assistente e libero docente all'Università di Messina da dove, dopo il terremoto del 1908, passò a Roma, dove insegnò anche all'Istituto Superiore di Magistero e alla Scuola Aeronautica degli Specialisti del Genio.
Partecipò senza esito ad alcuni concorsi universitari di analisi e se ne accorò al punto che, quando nel 1915 partì per la guerra, alcuni suoi amici pensarono che avrebbe cercato la morte invece di schivarla. Morì da Capitano del Genio, guidando un'azione dei suoi minatori contro il ponte di s. Daniele presso Tolmino.
I suoi più importanti lavori riguardano la fisica matematica – specie la teoria della elasticità – nonchè quella delle equazioni integrali, in cui fu uno dei primi a riconoscere l'importanza dei cosiddetti nuclei "degeneri" (o di Pincherle-Goursat). Sono notevoli anche alcune sue ricerche algebriche, a cui fu indirizzato dal suo maestro Bagnera.
Necrologio: Rend. Semin. Mat. Roma, n° speciale del 1918, pp. 11-15 (R. Marcolongo).