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Lucio Lombardo-Radice (1916 - 1982)

Catania, 10 luglio 1916 - Bruxelles, 21 novembre 1982.

Compiuti gli studi secondari presso il Liceo Mamiani di Roma, si iscrisse nel 1934 al Corso di laurea in Matematica e si laureò nel 1938 discutendo una tesi di laurea, assegnatagli da Gaetano Scorza, sulle "algebre legate ai gruppi di ordine finito" (poi pubblicata). Nel 1939, dopo essere risultato idoneo ad un concorso di assistente per matematiche complementari, fu chiamato da Bompiani quale assistente alla cattedra di geometria analitica. Egli, tuttavia, non prese mai servizio, a causa delle condanne politiche quale oppositore del fascismo e poi a causa della sua partecipazione alla lotta di liberazione. Solo nel 1945 poté ritornare all'attività didattica e scientifica e ricoprire il ruolo di assistente. Nel 1951 ottenne la libera docenza in analisi algebrica ed infinitesimale e nel 1956 fu chiamato all'Università di Palermo come professore straordinario di geometria analitica con elementi di proiettiva. Nel 1960 ottenne il trasferimento a Roma, dove nel 1971 passò alla cattedra di algebra e nel 1974 a quella di matematiche complementari. A Roma ricoprì anche gli insegnamenti di teoria dei numeri (1960-61), geometria superiore (1962-64) e algebra superiore (1968-73). Tenne inoltre l'insegnamento di storia della matematica nella "Scuola di perfezionamento in matematica e fisica", di cui fu vice-direttore dal febbraio 1963 al 1966.

"Ilsuo impegno sul terreno della storia della matematica andava ben oltre questi corsi specifici. Nel suo insegnamento, come nei suoi scritti matematici, egli infatti ha sempre unito una rigorosa trattazione tecnica ad una visione culturale più vasta, nella quale l'attenzione ai problemi storici costituiva un momento importante per la comprensione delle teorie e dei risultati".

Il suo iniziale impegno scientifico si svolse, in prosecuzione delle ricerche iniziate con la tesi di laurea, nel campo della teoria delle rappresentazioni dei gruppi finiti, con particolare riguardo a quelle modulari. Ma, all'inizio degli anni '50, era passato a ricerche nel campo delle geometrie finite e delle geometrie combinatorie, di cui – insieme a Beniamino Segre e a Guido Zappa – ebbe il merito di di intuire il fondamentale interesse. "In ricerche che hanno dato luogo ad una trentina di lavori, egli si dedicò specificamente allo studio dei piani proiettivi non desarguesiani, con particolare riguardo al caso finito".

Necrologio: Lettera Matematica Pristem, 7 (1993), pp. I-VII (p.V. Ceccherini).