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Guglielmo Libri (1803 - 1869)

Guglielmo Libri nacque a Firenze il 2 gennaio 1802 da Giorgio Libri, Conte di Bagnano, e Rosa Del Rosso. Studiò all’Università di Pisa laureandosi brillantemente nella classe di Scienze in giugno del 1820. In questo anno uscì alle stampe a Firenze la sua prima opera, Memoria sopra la teoria dei numeri, che ricevette lusinghieri apprezzamenti da parte di A. Cauchy, e l’anno seguente fu nominato corrispondente dell’Accademia dei Georgofili. Nel 1823 pubblicò Mémoire sur divers points d’Analyse e divenne professore di Fisica nell’Università di Pisa.

Nell’autunno del 1824, esonerato dall’insegnamento, pur mantenendo il privilegio del titolo e dello stipendio, Libri si recò a Parigi, allora il più importante centro di ricerca matematica in Europa. Fu presentato ai membri dell’Accademia delle Scienze dal famoso naturalista A. von Humboldt come giovane talento matematico e conobbe, oltre Cauchy, J.J. Fourier, A.-M. Ampère, P.-S. Laplace, J.-B. Biot, S.-D. Poisson e F. Arago. Fu introdotto alla corte di Carlo X dall’Ambasciatore di Toscana e presto gli si aprirono le porte dei migliori salotti parigini dove seppe conversare brillantemente non solo di scienza ma anche di politica, arte e letteratura ed ebbe modo di conoscere influenti uomini politici tra i quali F. P.-G. Guizot suo futuro protettore.

Dopo il ritorno a Firenze, nell’autunno del 1825, Libri si dedicò intensamente alla ricerca matematica, e, in poco tempo, scrisse varie memorie, tre di queste, di particolare importanza, le raccolse in un volume intitolato Mémoires de mathématique et physique, che pubblicò a Pisa nel 1827 e poi ristampò a Firenze due anni dopo aggiungendo altri due lavori. Quest’opera testimonia la profondità delle ricerche compiute e la conoscenza delle più recenti opere di Cauchy, Fourier, Laplace, A.-M. Legendre e C.F. Gauss.

Nel febbraio del 1830 ripartì per Parigi. Durante il viaggio non mancò di istruirsi frequentando scienziati e letterati: si fermò a Modena, dove incontrò l’astronomo G.-B. Amici, a Reggio Emila dove conobbe il fisico L. Nobili, a Milano dove frequentò il salotto di A. Manzoni ed incontrò il matematico G. Piola ed infine a Torino dove discusse di matematica con G. Plana che aveva conosciuto vari anni addietro. Libri giunse a Parigi il 12 giugno del 1830. Qui rinnovò la sua amicizia con Arago ed altri membri dell’Accademia come S.F. Lacroix, lesse all’Accademia di Parigi le memorie matematiche e fisiche pubblicate a Firenze e soprattutto allargò la sua cerchia di conoscenze e di relazioni politiche importanti. In luglio prese parte attiva alla rivoluzione, e questo rafforzò la sua intesa col Guizot, allora ministro della Pubblica Istruzione e futuro ministro degli Affari Esteri.

Rientrò a Firenze verso la metà di gennaio del 1831, ancora pervaso dello spirito dei moti di luglio non esitò a prendere parte al complotto di Berlingaccio, ai fini di aver concessa dal Granduca una costituzione. Ma l’insurrezione fallì e Libri fu costretto all’esilio in Francia. Qui il clima politico gli era favorevole e fu aiutato da vari amici, primi fra tutti il Guizot, A.-F. Villemain, futuro Ministro della Pubblica Istruzione, ed Arago, il più influente membro dell’Accademia.

All’inizio degli anni trenta Libri è noto come matematico brillante, molte accademie europee tra le quali Torino, Palermo e Berlino avevano già riconosciuto i suoi meriti, e nel 1832 arrivò anche la desiderata nomina a corrispondente dell’Accademia di Parigi. Alla morte di Legendre, nel gennaio del 1833, si rese disponibile un posto di professore all’Accademia e sostenuto dal fisico Biot, dal matematico Poisson, dal chimico L.-J. Thénard e principalmente da Arago, Libri fu eletto e l’anno seguente divenne professore alla Sorbona. In questi anni Libri pubblicò alcuni lavori sulle equazioni differenziali lineari che ricevettero ampio riconoscimento ma anche qualche critica, in particolare da parte di J. Liouville, e ciò marcò l’inizio della loro grande inimicizia.

Tra il 1835 e il 1841 Libri pubblicò a Parigi il suo capolavoro, l’Histoire des sciences mathématiques en Italie, al quale aveva iniziato a lavorare nel lontano 1827 e nel quale traspare tutta la sua erudizione. Nelle numerosissime note che occupano circa la metà di ogni volume, è inserita una ricca documentazione, per lo più inedita e tratta dalla sua biblioteca, di grande valore scientifico. Questo ricorso alle fonti primarie inaugurò un metodo che fu preso a modello. Lo spirito di rivendicazione nazionale di cui è pervasa l’opera e il riconoscimento del ruolo fondamentale degli italiani G. Cardano, N. Tartaglia, R. Bombelli e P. Cataldi nello sviluppo dell’algebra, gli attirarono, tuttavia, accuse d’ingratitudine verso il paese che lo aveva ospitato.

Nel 1839 Libri rintracciò ed acquistò, presso un rivenditore di libri usati di Metz, importantissimi manoscritti inediti di P. de Fermat, R. Descartes, J.-B. Le Rond d’Alembert, L. Euler e P. Charpit. Questo grande merito, fu forse la ragione per la quale, nello stesso anno fu nominato ispettore delle biblioteche di Francia.

Nel 1843, nonostante gli attacchi dei suoi avversari tra i quali, ora, vi era anche Arago che appoggiava Liouville, Libri fu eletto al Collège de France e raggiunse l’apice della carriera.

Tra il 1838 ed il 1848 Libri collaborò attivamente, principalmente per quanto atteneva la politica italiana, col Governo francese scrivendo vari articoli sul Journal des Debats, organo ufficiale del governo, e fu inoltre assiduo collaboratore del Revue des deux Mondes.

Da sempre Libri aveva nutrito grande passione per i libri, sia a stampa che manoscritti. Col tempo, grazie ad importanti acquisti in Italia e in Francia – sia da privati che alle aste pubbliche – fu in grado di assemblare una delle più vaste e ricche biblioteche private d’Europa. Tra il 1845 e il 1847, Libri vendette, in una serie di aste pubbliche, la parte più preziosa della sua biblioteca, mantenendo per sé la parte maggiore attinente le scienze matematiche e fisiche. La rarità ed il valore dei libri posti in vendita, attirò l’attenzione e qualche sospetto. Durante la rivoluzione del febbraio 1848, rispuntò allora contro di lui una vecchia accusa di furto ai danni di alcune biblioteche pubbliche francesi. Non avendo più, per le mutate condizioni politiche, la protezione di Villemain e di Guizot, Libri, avvertito che non avrebbe potuto evitare l’arresto, fuggì in Inghilterra.

Prima della partenza egli ebbe modo comunque di spedire a Londra una parte della sua biblioteca e del suo archivio; i libri e i documenti che lasciò a Parigi furono sequestrati delle autorità francesi. Gran parte dei libri rientrò in seguito nella sua disponibilità, ma i documenti d’archivio rimasero in Francia ed ora sono conservati presso la Bibliothèque Nationale a Parigi.

A Londra Libri fu accolto molto bene dalla comunità scientifica e letteraria: egli era membro della British Historical Society, buon amico del matematico A. De Morgan, di Sir A. Panizzi del British Museum e per i rifugiati politici italiani, come G. Mazzini e T. Mamiani, un patriota. Libri si professò sempre innocente, e da Londra condusse una dura battaglia contro le accuse che gli furono mosse dalla Francia, ma fu processato in contumacia e condannato a dieci anni di prigione il 22 luglio del 1850. Il primo gennaio dell’anno seguente fu espulso dal Collège de France, privato d’ogni incarico e dei proventi, e Liouville venne nominato al suo posto. Il processo fece discutere animatamente per molto tempo i circoli accademici e culturali europei, anche perché (allora) non erano emerse prove definitive contro di lui; così da molte parti si ritenne ingiusta e troppo dura la sua condanna.

A Londra Libri riprese i suoi studi storici e bibliografici e fu assiduo frequentatore del British Museum, ma soprattutto riprese il suo commercio librario e, neanche in nove anni, allestì una nuova ricchissima biblioteca.

I costi della campagna legale e le spese per la pubblicazione dei “pamphlets” scritti in sua difesa ben oltre la fine del processo, solo in parte poterono essere coperti con proventi del commercio librario e nel 1858, a seguito di un pessimo investimento in certe miniere d'argento, le sue finanze subirono un duro colpo. Tra il 1859 e il 1864 fu allora costretto a vendere la sua biblioteca in una serie di aste presso Sotheby e Wilkinson. Per ognuna di esse Libri curò il catalogo, scrivendo ogni volta un’estesa introduzione ed accurate descrizioni dei lotti facendo degli stessi veri e propri strumenti bibliografici.

Nel 1868 in cattive condizioni di salute e ridotto quasi in povertà, con la certezza di non essere estradato in Francia, decise di tornare a Firenze portando con sé quel che era rimasto della sua biblioteca ed il suo vasto archivio. Qui la modesta rendita italiana derivante dalla pensione di professore dell’Università di Pisa, e il clima più mite gli avrebbero consentito di trascorre gli ultimi anni della sua vita in serenità curando, come egli sperava, la pubblicazione delle sue memorie. Il lungo viaggio attraverso la Germania e la Svizzera peggiorò ulteriormente le sue condizioni. Raggiunse Firenze alla fine di gennaio del 1869 e in maggio si ritirò a Fiesole, dove si spense il 28 settembre.

Una parte dell’archivio, che fu venduto quasi subito dopo la sua morte, è oggi conservata nei fondi della Biblioteca Moreniana di Firenze.

Alla morte del Conte Ashburnham nel 1878, la sua collezione di manoscritti fu posta in vendita dagli eredi e trattative furono aperte anche col Governo francese. L’“affaire Libri” riemerse e L. Delisle, amministratore generale della Bibliothèque Nationale, dopo un lungo e paziente lavoro di ricerca, nel 1888 poté provare inconfutabilmente la colpevolezza di Libri per i fatti francesi.

Sebbene Libri sia oggi conosciuto soprattutto come storico della matematica, giornalista, colto uomo di lettere, bibliografo e bibliofilo, mercante di libri ed altro ancora, non c’è dubbio che egli fu anche un buon matematico e storico della scienza, ed alcuni suoi risultati nell’ambito della teoria dei numeri, delle equazioni diofantine e delle equazioni differenziali lineari, per le quali fu il primo a porre in risalto l’analogia con le equazioni algebriche, meritano di essere ricordati.

Bibliografia

(Andea Del Centina e Alessandra Fiocca)

  • A. STIATTESI, Commentario storico-scientifico sulla vita e le opere del Conte Guglielmo Libri, Firenze, Campolmi 1879.
  • E. BORTOLOTTI, Libri Guglielmo, [Voce dell’Enciclopedia italiana], Roma Ist. dell’Enciclopedia Italiana, 1934.
  • G. FUMAGALLI, Guglielmo Libri, a cura di B. Maracchi Biagiarelli, Firenze, Olschki, 1963.
  • P.A. Maccioni Ruju, M. Mostert, The life of Guglielmo Libri (1802-1869); scientist, patriot, scholar, journalist and thief: a nineteenth-century story, Hilversum, Verloren Publisher 1995.
  • A. DEL CENTINA, A. FIOCCA, L’archivio di Guglielmo Libri, dalla sua dispersione ai fondi della Biblioteca Moreniana \ The archive of Guglielmo Libri, from its dispersal to the collections at the Biblioteca Moreniana, Firenze, Olschki 2004.
  • A. DEL CENTINA, A. FIOCCA, Guglielmo Libri matematico e storico della matematica. L’irresistibile ascesa dall’Ateneo pisano all’Institut de France,Firenze, Olschki 2010.

Necrologio: A. Stiattesi, Commentario sulla vita e le opere del Conte G. L., Firenze, 1879; A. Corsini, Contributo ad una biografia del matem. G. L., Atti 8° Congr. Intern. Storia d. Scienza (1958), t. 1, pp. 163-173; ecc.